LA CONCLUSIONE DELL'ANNO SCOLASTICO.
La fine di giugno portava la conclusione dell'anno scolastico. Il termine delle lezioni avveniva nella seconda decade del mese e, subito dopo, c'erano gli esami di licenza e, il 27, la consegna delle pagelle e degli attestati.
La vita scolastica nelle elementari era un po' dura per via della disciplina e dei programmi che esigevano una preparazione nozionistica. Tutta la scuola era divisa in due cicli: inferiore (prima e seconda classe) e superiore (terza, quarta e quinta). Nel primo si insegnava Religione, Ortografia, Lettura ed esercizi scritti di lingua, Aritmetica e contabilità, Nozioni varie e cultura fascista, Lavori donneschi e manuali, Disciplina, Igiene e cura della persona. Nel secondo ciclo, oltre a quelle citate, comuni per entrambi, vi erano Canto, Disegno e bella scrittura, Lettura espressiva e recitazione, Geografia, Storia e cultura fascista, Scienze fisiche e naturali e igiene, Nozioni di diritto ed economia, Educazione fisica.
A fine anno vi era il saggio ginnico che si svolgeva in piazza e al quale partecipavano alcune classi del secondo ciclo. Era uno spettacolo offerto dagli alunni che si esibivano in bellissimi esercizi sotto la guida di un maestro. Uno bravissimo era Emanuele Solidoro da Gallipoli che, per alcuni anni, insegnò nelle scuole elementari di Sannicola.
Tutti i ragazzi e i giovani erano inquadrati nelle organizzazioni giovanili fasciste che assumevano nomi diversi a seconda dell'età: "Figli della lupa" i bambini dai 3 ai 7 anni, "Balilla" i ragazzi dagli otto ai dodici, "Avanguardisti" i giovani dai tredici ai sedici, "Giovani fascisti" dai diciassette ai ventuno anni. Anche la valutazione degli alunni era diversa. Venivano assegnati dei voti che andavano dall' uno al quattro. L'uno era considerato OTTIMO, il due valeva otto e, quindi, BUONO, il tre era eguagliato al sei e valeva la SUFFICIENZA, il quattro era il voto completamente negativo. La disciplina era tenuta in molta considerazione tanto che, in un cartello esposto in una classe, si leggeva... "prima educati e poi istruiti", e per nonnulla si prendevano scapaccioni, colpi di bacchetta sulle mani ed altre punizioni corporali, di cui una era quella di rimanere per lungo tempo in ginocchio sopra dei sassolini che penetravano nelle carni. I genitori non soltanto non reclamavano per tali castighi, ma incoraggiavano i maestri a punire severamente i propri figli indisciplinati o svogliati o duri di comprendonio.
Si scriveva con la penna ad inchiostro e si stava seduti su delle panche a due o più posti. All'estremità di ogni banco e al centro vi erano i calamai che il bidello ogni mattina riempiva di inchiostro. La calligrafia era molto importante tanto che, insieme al disegno, era considerata materia di studio.
Pochissimi erano i maestri sannicolesi: Augusto Giannelli, Gesualdo Scorrano, Luigia Palumbo, Cristina Barba, Eleonora Pepe e Luigia Donadei. Molti venivano da Gallipoli o da altri paesi vicini. In Chiesanuova ed in San Simone i ragazzi potevano frequentare la prima e seconda classe e poi a piedi, o i più fortunati in bicicletta, a Sannicola per completare la scuola elementare. Coloro che per capacità e condizioni economiche volevano proseguire negli studi avevano due possibilità di scelta: la scuola di Avviamento professionale a tipo agrario in Alezio e quella a tipo industriale in Gallipoli, entrambe gratuite. Il Ginnasio, la scuola media di allora, era riservato ai benestanti che vi accedevano previo esame di ammissione. I nobili frequentavano il Convitto Colonna di Galatina.
Fonte: "Un anno a Sannicola", 1990.